Quasi tutti pensano di conoscere bene la legatura quadra e di sapere tutto su di essa…però forse qualcosa di nuovo da imparare c’è ancora e vedremo qui non delle belle idee, ma il risultato di esperienze reali e verificate sul campo.
Spesso la ricerca di novità si può fare partendo dalle cose più semplici e scontate. La legatura quadra non sembra certo un argomento su cui fare nuove scoperte, invece qualche ricerca e un bel po’ di pratica durante riunioni e campi ha dato dei risultati interessanti.
Attenzione per avere delle belle sorprese alla ricerca di cose “sfiziose” su manuali poco conosciuti ci si deve andare con il cordino in mano e con l’avventura nel cuore, non solo con la fotocopiatrice acceso.
Vediamo dunque il risultato di ricerche ed esperimenti fatti sulla legatura quadra: quanto di più scontato nel campo della pionieristica, eppure…
Legatura quadra “classica” Di questa legatura sono pieni i manuali e i siti internet; i disegni sono spesso quelli degli anni ’50, tramandati di capo in capo.
Il nome non ha nulla a che vedere con l’angolo a cui vengono fissati tra loro i pali, che con questa legatura possono essere legati a qualsiasi angolazione. La legatura quadra viene usata quando due pali incrociandosi tendono a rimanere uniti per sopportare uno sforzo, mai invece quando tendono a stare lontani l’uno dall’altro.
La legatura inizia con un nodo parlato, nel caso più comune, quello in cui un palo poggia verticalmente sul terreno, su di esso andrà fatto il nodo d’inizio in modo che sia sempre al di sotto della legatura per evitare che la legatura scivoli verso il basso.
Nel caso invece che la legatura venga fatta su pali stesi a terra il nodo d’inizio verrà fatto su quello a contatto con il terreno.
Un errore comune nel fare il nodo parlato è quello di lasciare troppo poco cordino libero all’inizio. Anche il miglior nodo parlato infatti tenderà ad allentarsi se il capo libero non sarà abbastanza lungo da essere attorcigliato attorno al cordino prima di iniziare la legatura in modo da fissarlo con il primo giro.
Attenzione: i giri di legatura non devono essere fatti a caso: quelli successivi al primo dovranno essere tenuti esterni a esso sul palo orizzontale e interni su quello verticale. Tre giri sono più che sufficienti prima di procedere ad altri tre giri di strozzatura, che dovranno essere il più possibile stretti perché da essi dipende la sicurezza della legatura
La legatura quadra andrà terminata con un altro nodo parlato fatto attorno al palo su cui non c’è il nodo d’inizio; vista però la tendenza di questo nodo ad allentarsi è opportuno fermarlo con un secondo parlato.
Questa, ben illustrata dai disegni, è la legatura quadra “classica”. Legatura quadra alla Giapponese Questa variante nasce per cercare di evitare di impiegare il nodo parlato, proprio per la sua già citata facilità ad allentarsi e si chiama alla giapponese semplicemente perché così decise J. Thurmann, il capo campo di Gilwell Park, che per primo la inserì in un manuale di pionieristica, avendola vista durante un campo scuola Wood Badge che si teneva in Giappone.
Il principale pregio della legatura alla giapponese è quello di eliminare sia il nodo parlato iniziale che quello finale. L’unico nodo che viene utilizzato è un normale nodo piano, utilizzato per uno degli scopi che gli sono più consoni
Si realizza con un cordino più lungo (circa il 30%) di quelli che si usano con la versione “classica” che viene doppiato a cavallo di uno dei due pali e girato tenendo i capi accoppiati, senza accavallarli, come in figura.
La strozzatura si effettua separando i due capi e girandoli in senso contrario fino a fermarli con un nodo piano.
Uno dei grandi vantaggi è quello di riuscire a serrare meglio la strozzatura rispetto a quello che si riesce a fare nella classica, dove si opera con un solo capo del cordino.
Legatura quadra alla Giapponese tipo 2 Si comincia come nella prima doppiando il cordino e mettendo il cappio su uno dei pali – nella parte inferiore della legatura – ma invece di dare volta ai due capi accoppiati li si girano singolarmente, ma in simmetria, fino a terminare la legatura con un nodo piano, come in figura. Questa versione è facile, veloce e molto solida; non avendo il nodo parlato come chiusura è più sicura e difficile da sciogliersi sotto sforzo, è anche quella che ci è piaciuta di più e che utilizziamo più spesso.
Legatura quadra alla Giapponese tipo 3 Non presenta nessun particolare vantaggio rispetto alle precedenti versioni, ma merita lo stesso di essere citata, se non altro per completezza.
E’ analoga al tipo 2, ma inizia invece che con un semplice collo con un nodo parlato. Non ci sembra che ciò aggiunga robustezza alla legatura e sicuramente usare il collo rende più facile tenere i due capi del cordino della stessa lunghezza, facilitando la strozzatura finale.
Legatura quadra tipo Gilwell
Questo tipo di legatura quadra si utilizza quando è necessario usare una mano sola per farla, come nel caso in cui si lavora in piedi appoggiati su una struttura ed è necessario tenersi assicurati. La sua originalità si basa sul fatto che ogni giro di legatura viene strozzato subito, in modo da sostenere il palo fin dall’inizio della legatura.
La legatura quadra tipo Gilwell è semplice: si comincia il tipo “classico”, ma al termine del primo giro di cordino si procede subito ad un giro di strozzatura, si prosegue poi con il secondo giro e una seconda strozzatura infine il terzo giro e la terza strozzatura concluderanno il lavoro, che terminerà con un nodo parlato (meglio due, come abbiamo già visto).